I miei libri

Dino Borcas

3 libri di poesie e racconti

In versione cartacea, o e-book Kindle

3 libri

La versione cartacea, dove non è distribuita, può essere acquistata nelle principali librerie online, o direttamente dall’editore.

La nuova versione di “Piccoli crimini quotidiani” solo su Amazon.

Biblioteche nelle quali sono presenti i libri (inserire il nome dell’autore nella ricerca)

Dino Borcas

Ha pubblicato nel 2008 “Piccoli crimini quotidiani” con Il Ponte Vecchio Editore di Cesena, ora fuori commercio e ristampato in una nuova versione modificata e illustrata con suoi disegni, con Amazon nell’agosto 2021.

Nel 2011 “Esistenze” con Lulu.com  (Ristampato con Il Ponte Vecchio Editore nel luglio 2021, con l’aggiunta di due brani).

Nel giugno 2021 “Sguardi d’intimità”, con il Ponte Vecchio Editore.

In Google Play Libri sono presenti 4 e-book gratuiti di foto e scritti.

Su YouTube vi sono diversi video e su Facebook numerosi post e commenti.

Presentazioni

Sguardi d'intimità

Esiste qualcosa di più incerto dell’amore? Cosa più dell’amore sa ferire? Cosa più dell’abbandono, della perdita, del fallimento in amore porta con sé una maggior quota di dolore? Tutti ne conosciamo l’assenza o il travaglio, ma anche la dolcezza e l’impetuosità. Ciò che ora è potrebbe non essere, domani. Ma non v’è dolore in questo, poiché ciò che solo è lasciato incerto, è vivo. Il poeta lo sa. Queste pagine sembrano traversate da un’apparente sottile malinconia, quella del ramo di melo quando lascia cadere i suoi petali nel vento… tremante attesa di allegagione, speranza di frutti e presentimento di gioia. Nostalgia, umorismo, dolore e cuore palpitante sono mescolate in queste righe, l’inquietudine si alterna al sorriso, frammenti di specchio di tutto ciò che l’amore rappresenta per l’umano. (dalla introduzione di Alice Carubbi).

Esistenze

Queste 51 storie, accompagnate da disegni e dipinti dell’autore, costituiscono il naturale seguito di “Piccoli crimini quotidiani” («Il Ponte Vecchio», 2008). Trattano di vicende esistenziali e crimini relazionali, che si dipanano in vite e loro conclusioni, sorpresi a volte, i protagonisti, da alcuni significati inaspettati e “un raggio di sole”. Nella ricerca dell’essenziale, come uno scultore che sottraendo materia crea una forma, la poesia sa alleggerire le frasi dal superfluo, dal dettaglio. (dalla introduzione di Paola Scacchelvo).

Piccoli crimini quotidiani

ll libro pubblicato nel 2008 con Il Ponte Vecchio Editore di Cesena, è attualmente fuori commercio, è anche un bene, alcune cose non le riscriverei più… , altre le esprimerei in modo differente.
In questa versione è presente una selezione di 70 brani (alcuni lasciati com’erano, altri invece modificati), più 2 nuove aggiunte.
Per un autore è frequente cambiare ciò che rilegge a distanza di tempo, non solo per gli errori/refusi a suo tempo sfuggiti, ma per il diverso sentire…
I brani sono surreali nella loro tenerezza e crudeltà, come la vita a volte, che ha dento di sè, prendendo in prestito le parole di Pessoa “tutti i sogni del mondo”.
I testi sono accompagnati da disegni dell’autore non presenti nella prima versione.

Prose, poesie e foto.
La poesia di alberi e luoghi attraverso 60 foto. Chi salva un dettaglio salva un paesaggio e l’universo intero.
135 foto, raccolta di paesaggi e soprattutto dettagli, sperimentando anche scomposizioni e ricomposizioni delle forme; come talvolta si fa con una certezza, modificata a seconda delle inquadrature, istanti e stagioni del vivere.
Altre 153 foto. "Quando non vi è una meta precisa, è più facile essere catturati da dettagli della natura, un particolare seduce e chiede di essere fotografato, si è disponibili all’incontro occasionale, non preventivato dalla memoria o dall’aspettativa." (dalla introduzione)
Una raccolta d’immagini e qualche scritto in questo quinto e-book della serie dedicata alle foto. Come hanno sottolineato scrittori e filosofi: La bellezza ci sedurrà e infine ci salverà. (dalla introduzione)
Camminando l'attenzione è catturata da un paesaggio, un oggetto, un angolo nascosto, o un piccolo dettaglio della strada, che proiettano poesia e bellezza. Come arte astratta talvolta, composta dal caso, dove un tubo può diventare un coccodrillo... Lungo la strada s'incontrano anche particolari duri, quasi un pugno in un occhio..., ho inserite anche alcune di queste foto, perché come nella vita a volte fa capolino ciò che non si vorrebbe incontrare, eppure è lì appostato e ci aspetta, l'incontro è inevitabile, a ricordare l'altro polo dell'esistenza e l'impermanenza... Qualcosa rimugina sullo sfondo dell'anima, è solo un attimo, poi torna la rassicurante resilienza di un albero transennato e soccorso, che torna a coprirsi di verde in primavera… (dalla introduzione)
Il settimo ebook gratuito in Google Play Libri, dal primo all’ultimo è presente una graduale e progressiva riduzione del testo, dando priorità alle immagini. Una ricerca personale, che partendo dal segno pittorico (nei precedenti libri cartacei), si è diretta verso foto della natura, dando risalto in post- produzione a forme e colore, talvolta perdendo il riferimento con l'immagine iniziale. Forse in futuro, transitando dalla fotografia, vi sarà un ritorno alla pittura (di tipo astratto) ...
Una raccolta di foto non accettate in gruppi fotografici dei social. Non contengono nudi, né violano norme sociali, per lo più non sono state accettate per altri motivi, di solito non dichiarati al momento del rifiuto.

Alcuni brani dai libri (tutti i diritti riservati)

Viaggi

Ci sono treni che passano così veloci…
salire sembra un azzardo
a volte riusciamo,
spesso ne valeva il rischio.

Altri fermi in stazione da anni
aspettano proprio noi,
ma passando accanto non li vediamo più
confusi con lo sfondo,
prima o poi anche loro partono
scorrono solo un attimo
e non basta il tempo per i saluti.

Quelli persi per un istante
non eravamo pronti
troppo giovani
troppo cauti
troppo saggi.

Treni che arrivano all’improvviso
persone a noi vicine salgono,
non avevamo il biglietto noi
e comunque non saremmo andati.

Altri per i quali avevamo comprato
due posti accanto,
invece ne bastava uno solo.

Quelli annunciati più volte
da fischi e rumori metallici
li aspettiamo a lungo
ma sono fermi in qualche altra stazione.

Treni che tornano dopo anni
e ci chiedono di salire
si meravigliano anche
che non avevamo conservato il biglietto.

Talvolta saliamo sui locali,
fanno tutte le fermate,
un po’ ci adattiamo
un po’ vorremmo scendere.

Ci sono treni che portano
profumi della primavera
recano desideri
e nostalgie.

Poi assolati vagoni
dai riflessi abbaglianti
piacevole calore sulla pelle.

Quelli che nel loro movimento
sollevano una foglia ingiallita,
rimane sospesa in aria
e raggiunge le altre.

Altri, carichi di neve,
ricordano le pallate da piccoli,
ma pure il freddo che gela.

Ci sono treni sui quali rifiutiamo di salire,
alle persone che ci stanno già salutando
con cortesia suggeriamo:
“Prego, prima voi!”

(in Sguardi d’intimità)

Allineamenti imperfetti

Una riga, sin da piccola, non riusciva ad allinearsi.
Genitori ed insegnanti si adoperavano a insegnarle, ma niente da fare.
Dicevano: “fra due puntini la strada più veloce è quella retta! “, eppur lei non ascoltava e si divertiva a sperimentare impreviste curve, a volte perdendosi per strada a guardare il paesaggio e non raggiungendo neanche l’altro puntino.
Gli insegnanti, disperati, in un consiglio di classe proposero di mandarla da un pedagogista, non essendo facilmente praticabile la via di un’esorcista.
I genitori trovarono su internet il Prof. Raddrizzoni e il nome sembrò loro quasi un segno del destino.
La riga fu addestrata ad andare dritta, ma ogni volta, accadeva qualcosa: la matita rompeva la punta, si perdeva la squadra, il punto di arrivo per sbaglio veniva cancellato.
Infine, il Prof. Raddrizzoni a malincuore dovette rinunciare all’incarico, propose anche di restituire il compenso ricevuto, ma i genitori risposero: “Noi Righelloni non cambiamo MAI un accordo preso, lei ha provato, ma è tutta colpa della nostra figliola, anzi se fosse riuscito, avremmo pure dovuto accettare che lei fosse più bravo di noi! ”
Negli anni la riga cambiò numerose scuole, gli insegnanti erano preoccupati dall’influenza nefasta che avrebbe potuto avere sugli altri studenti, ma riuscì anche a laurearsi, con una tesi sulle prospettive non convenzionali.
Il correlatore criticò l’allineamento sbagliato del titolo, ma la riga espose di fronte alla commissione l’argomento della “‘imperfetta perfezione” e le diedero un voto alto, anche perché nessuno volle ammettere di non averci capito nulla.
Entrare nel mondo del lavoro non fu facile, la licenziarono più volte, le Organizzazioni non ne tolleravano il voler sempre dire la sua.
Alla fine, fu assunta in una fabbrica che produceva punti interrogativi in rame, ma il puntino in fondo non era mai ben centrato e ricevette una serie di richiami scritti.
Non poterono però licenziarla perché oramai era diventata per gli altri operai la pecora nera ufficiale, l’esempio negativo con il quale confrontarsi per fare bene il lavoro.
In azienda conobbe anche il suo fidanzato, che di lei apprezzò qualche curva.
Ebbero un figlio, lui impose il nome “Punto definitivo”, ma lei di nascosto lo chiamava con tenerezza “Puntino di sospensione”.
Infine, si separano e il tribunale affidò al padre il figlio e lui lo crebbe in Svizzera con metodi educativi alquanto rigorosi.
In adolescenza lui scappò e raggiunse la madre, che si era trasferita in un’isola del Golfo di Napoli.
Non si conosce bene il seguito, qualcuno mormora che la riga e suo figlio scrissero un trattato filosofico, che nessuno lesse e che per sicurezza fu anche mandato al rogo; altri che hackerarono un software che disallineava i testi senza che l’autore se ne acc
or ge
sse.

(in Sguardi d’intimità)

Postumi d’amore

Eppur ora…
in questo appeso spazio
di malconce intimità

ove la memoria
ha rinunciato
a sguazzare,

ancor riemerge
dal naufragio
qualche legno.

Ignari noi complici
di copioni già scritti,
ancor prima d’incontrarci.

E poi parole, silenzi
e attese
senza ritegno;

accuse e scuse
d’attraversare,
a noi stessi da regalare.

E ritrovarci, sai
come al risveglio
fra nascenti bagliori,

inatteso abbraccio
dell’esistenza
da cogliere, o rifiutare?

L’antico gelo
ci accompagna
bestia fedele

un passo indietro
così discreto,
accanto l’amore nuovo.

(in Sguardi d’intimità, foto “l’ultimo sole” di Anna Boeri, modificata)

Una risposta

Lui le tenne la mano
e di tante domande,
tanti misteri,
quello fu il miracolo
di quell’istante,
così rapido il gesto,
così lento l’oblio.

Entrambi
attraversando età
e situazioni
ne custodirono
il ricordo.

Non tanto l’aver
dormito abbracciati
dopo l’amore,
ma che lei si fosse destata
e da lui allontanata,
come un attimo smarrita,
e poi in quel semplice contatto
di nuovo assieme assopiti.

Quante paure, dubbi
ed incertezze;
non sarebbe bastata
un’esistenza intera
a dar loro quiete…,
ma quel gesto restò
e li accompagnò nel rumore,
talvolta frastuono,
degli anni a venire.

Più non si rividero, è certo,
non fu possibile,
fu quello dunque anche
il loro saluto,
nonché risposta
a quesiti sol dopo giunti
sulla vita, sui legami
gli anni passati,
gli addii.

Un sorriso nei ricordi
li seguì fedele,
qual sfavillio
di lontana stella.

Non si cercarono,
né replica finsero
in nuovi legami,
che pur vennero e
portarono altri doni.

Entrambi lo sapevano,
sostituire non
avrebbero potuto
quella rosa,
così delicata e intensa
così bella e rara,
che alla vita li sedusse.


(in Sguardi d’intimità, foto di Daniela S.)

 

 

Orfeo e Euridice

Gli dei mentivano.
Non potevi tornare,
è certo.
Noi lo sapevamo.
Ma quante volte
tornai a quella carezza e
il tuo ultimo
sguardo.
Null’altro
potevo avere.
Volli assaporarlo
fino in fondo.
Non capirono.
Istante di eternità
che ancora una volta
ci rese complici,

oltre la morte.

 

Gli dei non avrebbero permesso a lei di tornare, entrambi lo sanno ed allora non resta che quell’ultimo sguardo, è un’intima complicità fra loro due, che gli altri non comprenderanno.
Fra le numerose rivisitazioni del mito, mi piace citare quella di Gesualdo Bufalino: Orfeo la sacrifica volutamente, quale prezzo da pagare per diventare un mito, Euridice lo comprende, ma non può impedirlo (ed in questo qualcuno vedrebbe una rappresentazione della condizione della donna).
O quella di Pavese, Orfeo si gira perché non può vivere accanto a chi continuamente gli ricorderebbe la condizione umana legata alla morte:

“Pensavo a quel gelo, a quel vuoto che avevo traversato e che lei si portava nelle ossa, nel midollo, nel sangue. Valeva la pena di rivivere ancora? Ci pensai, e intravvidi il barlume del giorno. Allora dissi “Sia finita” e mi voltai.” (in “Dialoghi con Leucò”, Einaudi, Torino 1999 )

(in Piccoli crimini quotidiani)

Connessioni cosmiche

Inesorabilmente le stelle si stavano spegnendo.
Solo ieri avevo letto la notizia sull’esplosione della navicella, “incoerenza strutturale” era il termine indicato.
Il Prof. K., eminente studioso di Scienze della Probabilità, all’Università di Francoforte, stava ultimando la sua tesi:
supponiamo un calcolo, che permetta di prevedere un evento, attraverso la descrizione di un accadimento casuale parallelo, come due particelle subatomiche connesse che reagiscono l’una al cambiamento dell’altra…
Di fatto il volo della navicella avvenne contemporaneamente all’estrazione del numero 23 nella tombola parrocchiale di Arezzo, a tale numero era abbinata l’esplosione.
Nessun nesso causale fra i due eventi, solo una connessione cosmica fra due sequenze contemporanee.
La Sig. ra Maria strinse nella mano il tondino, poi lesse ad alta voce il numero, qualcuno mise ordinatamente un cece sulla casella. Contemporaneamente, all’altro punto dell’universo, si scatenò il caos.
Di fatto se noi creiamo una connessione fra due sequenze parallele, una influirà inevitabilmente sull’altra. Ma cosa crea la connessione? – si chiese il Prof. K. – Qual è il modo di abbinare le due sequenze?
Ignorava, in alcun modo avrebbe potuto saperlo, che completare il suo scritto avrebbe determinato il collassamento dell’universo per incoerenza strutturale.
L’equivalente in alcune mitologie all’aver trascritto tutti i nomi di Dio.
Ciò che avrebbe dato ordine, un suono al non pronunciabile, contemporaneamente avrebbe costituito una Torre di Babele nelle leggi della materia.
Dal caos la creazione, poi la distruzione finale.
Fortunatamente il lavandino di Pedro G., a Buenos Aires, si otturò.
Casualmente, o meglio inevitabilmente, ciò fermò il processo, il Prof. K. non trovò la connessione, lo scritto fu abbandonato in un cassetto.
Non molto tempo dopo, Xiaoming, un bambino di Hong Kong, stanco per la prolissa lezione della maestra Chan, sviluppò un pensiero sulla dannosità della conoscenza.
Il processo si riattivò.
“Dov’è la matita?” – bofonchiò il Prof. K., svegliandosi di soprassalto.

(in Piccoli crimini quotidiani)

Una donna

Eri bambina

volato è

sol un istante.

 

Vent’anni,

così bella eleganza,

te stessa seduci.

 

Di sguardi ti nutri

e accanto cerchi

il suo desiderio.

 

Così sola, così carne,

quando l’altro corpo

ti stringe a sé.

 

Poi l’attesa

custodita

nel grembo.

 

Quanta gioia,

con rabbia e paura.

Quanti sogni.

 

Allevi e

allevii

l’iniziale pianto,

 

da madre a madre,

antico destino

si rinnova.

 

Il tempo

frantuma lo specchio

 

sulle tue rughe

e solitudini,

 

pur fra affetti.

 

Le antenate

e future figlie,

 

che non conoscerai,

 

t’accompagneranno

nell’ultimo viaggio.

(in Esistenze)

Album di ricordi

Nell’ultimo incontro, lui aveva annotato in un biglietto i momenti intensi trascorsi assieme.

Una specie di promemoria per chi lo stava lasciando. 

Le ricordò una ad una tali magie, che lei comunque non aveva dimenticate; qualche emozione in entrambi rivisse.

Poi si baciarono e naturalmente si lasciarono.

Lui provò a richiamarla, lei fedele alla sua decisione, non volle saperne.

Ognuno fu, successivamente, nella propria storia di relazioni, affetti, solitudini.

Lui conservò alcuni di quei ricordi, lei meno, e del resto aveva buttato il biglietto.

Entrambi, si chiesero come sarebbe andata se quel giorno e quel bacio avessero preso una piega diversa, ma si sa: il non vissuto resta a sonnecchiare in un angolino della memoria ed inaspettatamente torna sul luogo del “delitto”.

Nulla seppero più l’uno dell’altro, né si rincontrarono.

Custodirono un po’ quell’ultimo ricordo, per lasciarlo decomporre nel tempo in una forma che più nulla aveva a che fare con la realtà.

Il bambino era affascinato dal caleidoscopio, quel combinarsi di strutture e colori in rapida successione, che non poteva afferrare.

Sua madre lo chiamò a tavola, era tardi.

Un giorno gli avrebbe spiegato perché non aveva mai conosciuto suo padre, ora era presto.

(in Esistenze)

Cuerpo de hombre 

 

Vene pulsanti

respiro veloce

sapori di lui

 

vicinanza,

calori odori

si uniscono

 

divorano

i confini con

l’altro corpo

 

mani

scorrono, di

sguardi, incontro 

 

ritmo

della pelle

che danza e urla 

 

occhi socchiusi

a percepire

piacere umido

 

suoni indistinti

nella sinfonia di

voci e rumori

 

insieme

nei movimenti

inconsapevoli

 

abbracciati

per riposare

fino al sonno

 

musica di respiri

continua 

il dialogo

 

mentre la notte

scivolando lenta

chiude il sipario.

(in Esistenze)